Sotto l’azzurro fitto/del cielo qualche uccello di mare se ne va;
né sosta mai: perché tutte le immagini portano scritto: «più in là»”
Il più in là cantato da Eugenio Montale è un’attitudine al viaggio che si alimenta di esperienze, racconti, narrazioni. Anche se la nostra meta è il paesaggio che abbiamo tutti i giorni davanti agli occhi. Perché, come scriveva Italo Calvino, “Anche quando pare di poche spanne, un viaggio può restare senza ritorno.”
Perché il viaggio non è distanza, ma bellezza, comunità, sostenibilità, occhi per guardare, parole per raccontarlo.
Il viaggio è una storia che esiste solo se la sappiamo raccontare.
Per questo abbiamo chiesto agli studenti che seguono l’insegnamento “Itinerari turistici e paesaggio come patrimonio culturale” del corso di laurea triennale in Scienze del Turismo tenuto da Enrica Lemmi, Direttrice dell’Accademia del Turismo di Fondazione Campus e professoressa ordinaria presso l’Università di Pisa, di descrivere e raccontare un viaggio aprendo semplicemente una finestra della loro casa. E abbiamo chiesto loro di descrivere il paesaggio che si vede da quella finestra come se fosse una meta turistica usando il linguaggio dello storytelling. Perché quello che i nostri occhi vedono da una finestra descrive il senso del vero viaggiatore. E quando abbiamo occhi per vedere e parole per raccontare quel viaggio diventa un’esperienza che merita sempre di essere raccontata.
Oggi apriamo la finestra di Veronica Fiorentini…
Prima dell’arrivo della pandemia, non avevo mai guardato con così tanta attenzione cosa ci fosse dietro alla finestra di camera mia. Durante questo periodo, invece, sono riuscita ad ammirare ciò che mi circonda e di cui non mi sono mai occupata per tutto il giorno.
Questa finestra, però, è riuscita a trasmettermi emozioni forti fin da quando ero bambina anche se non le ho dato tutta l’attenzione che merita. Abbiamo ammirato insieme innumerevoli tramonti che si nascondevano sempre dietro agli edifici della città o troppo lontani da me per poterli raggiungere.
Quello che si racchiude al di fuori di questa finestra non sono monumenti storici o elementi caratteristici di paesaggi mozzafiato. Da questa finestra si possono invece scoprire la varietà di persone e le loro routine. E la piazza su cui affaccia che non è molto conosciuta, tranne da chi vive nei paraggi. Non è neanche trafficata, a parte quelle cinque macchine che si trovano parcheggiate ai bordi della strada. Per questo è molto silenziosa, ma anche molto isolata. Qui le persone vengono per passeggiare o portare fuori il cane, oppure per passare quei dieci minuti ritagliati nella giornata e prendere un po’ d’aria, scambiare alcune parole con i vicini di casa. La panchina che si trova davanti alla mia finestra ha dato la possibilità di fermarsi a parlare a molte persone: le persone si siedono e si confrontano, circondate dal senso di tranquillità che regala questa piazza. Anche tanti bambini vengono qui per passeggiare nel verde o giocare a pallone nel prato.
Dalla mia finestra ci si può immergere nella cultura e nelle tradizioni locali. Si può scoprire l’amore delle persone nei confronti dei bambini e degli animali, l’amore per lo sport e le abitudini quotidiane degli abitanti di questa piccola piazza. Durante le giornate di sole, i raggi di luce entrano dalla finestra e illuminano la camera, la serenità che si percepisce rasserena le giornate e lascia scoprire i suoni della natura. Durante le giornate più grigie, il suono della pioggia rilassa la mente e ti fa apprezzare anche la malinconia.
Essendo una piazza a fondo chiuso è difficile immaginare cosa ci possa essere al di là dei suoi edifici. Ma da questa finestra viene voglia di andare oltre ciò che si vede e che può stupire soltanto se sappiamo ascoltare e immaginare al di là degli ostacoli. E strepitoso aprirla e sentire gli stormi di uccellini che prendono il volo proprio in quell’istante. Gli stessi uccellini che ti invitano ad andare oltre i vecchi palazzi di fronte. Oltre questi vecchi edifici è facile immaginare una distesa di campi coltivati dove gli uccellini che vivono sopra la mia finestra si dirigono ogni giorno. Immagini allora di essere in quel campo, scordando completamente la finestra che fa da ostacolo.
La libertà di immaginare e della scoperta emergono soltanto aprendo questa finestra in legno che si trova nella mia cameretta. E, così, da questa piccola apertura è possibile scoprire la tradizione e la cultura locale, ma anche imparare ad apprezzare la natura e ad ascoltare i suoi suoni. Tutto questo regala emozioni uniche e molta curiosità.