“Sotto l’azzurro fitto/del cielo qualche uccello di mare se ne va;
né sosta mai: perché tutte le immagini portano scritto: «più in là»”
Il più in là cantato da Eugenio Montale è un’attitudine al viaggio che si alimenta di esperienze, racconti, narrazioni. Anche se la nostra meta è il paesaggio che abbiamo tutti i giorni davanti agli occhi. Perché, come scriveva Italo Calvino, “Anche quando pare di poche spanne, un viaggio può restare senza ritorno.”
Perché il viaggio non è distanza, ma bellezza, comunità, sostenibilità, occhi per guardare, parole per raccontarlo.
Il viaggio è una storia che esiste solo se la sappiamo raccontare.
Per questo abbiamo chiesto agli studenti che seguono l’insegnamento “Itinerari turistici e paesaggio come patrimonio culturale” del corso di laurea triennale in Scienze del Turismo tenuto da Enrica Lemmi, Direttrice dell’Accademia del Turismo di Fondazione Campus e professoressa ordinaria presso l’Università di Pisa, di descrivere e raccontare un viaggio aprendo semplicemente una finestra della loro casa. E abbiamo chiesto loro di descrivere il paesaggio che si vede da quella finestra come se fosse una meta turistica usando il linguaggio dello storytelling. Perché quello che i nostri occhi vedono da una finestra descrive il senso del vero viaggiatore. E quando abbiamo occhi per vedere e parole per raccontare quel viaggio diventa un’esperienza che merita sempre di essere raccontata.
Oggi apriamo la finestra di Stefano Orlandi…
Sono poco più di sei anni, ovvero dalla ristrutturazione della casa, che posso vedere ciò che mi circonda dall’alto, in una camera tutta mia e, onestamente, non me ne sono abituato ancora del tutto. Sicuramente è perché per i miei primi dieci anni di vita la camera in cui ho dormito la dovevo condividere con tutta la famiglia, poi per qualche anno, solo con mio fratello.
Quando mi affaccio alla finestra della mia attuale camera, a volte capita che ripensi a quando dormivamo in quattro in un ambiente che adesso funge da lavanderia, altre volte a come stia bene quaggiù dove abito. Credo che la Versilia sia uno dei posti migliori in cui crescere. Avere il mare a nemmeno dieci minuti, le Alpi Apuane, Pisa e Lucca a mezzora, una città come Firenze ad un’ora e una movida, tra le più ricercate d’Italia, a portata di motorino è davvero una fortuna.
Da quando studio più approfonditamente il turismo, noto maggiormente quanto sia in costante evoluzione e quale sia il potenziale di quest’area: il numero di abitazioni in affitto e di Bed and Breakfast sta aumentando a vista d’occhio, certo per la loro comodità e soprattutto convenienza. Ma vederli crescere nel mio paese di 5.000 anime è ciò che mi meraviglia di più. Finalmente sempre più persone preferiscono trovare alloggio “lontano” dal caos del lungomare, specialmente in estate. Così facendo, aiutano anche le attività commerciali di paese e possono scegliere loro quando stare in tranquillità e quando invece godersi la vivacità della costa.
Per gli amanti della montagna non mancano sicuramente nelle vicinanze le vette della Versilia: il gruppo delle Pania, tra i più alti della regione dista nemmeno un’ora, mentre vette più abbordabili quali il Monte Forato e il monte Prana si possono raggiungere in circa trenta minuti. Il carnevale di Viareggio porta certamente ingenti quantità di viaggiatori e turisti, ma il turismo in questa area è concentrato, comunque, al 90% durante estate.
Nonostante questa zona della Toscana sia nota a livello nazionale e non, la sua elevata stagionalità rappresenta ancora un margine di miglioramento, un aspetto in cui migliorare che può renderla definitivamente come una meta obbligata per chi passa in Italia.