“Sotto l’azzurro fitto/del cielo qualche uccello di mare se ne va;
né sosta mai: perché tutte le immagini portano scritto: «più in là»”
Il più in là cantato da Eugenio Montale è un’attitudine al viaggio che si alimenta di esperienze, racconti, narrazioni. Anche se la nostra meta è il paesaggio che abbiamo tutti i giorni davanti agli occhi. Perché, come scriveva Italo Calvino, “Anche quando pare di poche spanne, un viaggio può restare senza ritorno.”
Perché il viaggio non è distanza, ma bellezza, comunità, sostenibilità, occhi per guardare, parole per raccontarlo.
Il viaggio è una storia che esiste solo se la sappiamo raccontare.
Per questo abbiamo chiesto agli studenti che seguono l’insegnamento “Itinerari turistici e paesaggio come patrimonio culturale” del corso di laurea triennale in Scienze del Turismo tenuto da Enrica Lemmi, Direttrice dell’Accademia del Turismo di Fondazione Campus e professoressa ordinaria presso l’Università di Pisa, di descrivere e raccontare un viaggio aprendo semplicemente una finestra della loro casa. E abbiamo chiesto loro di descrivere il paesaggio che si vede da quella finestra come se fosse una meta turistica usando il linguaggio dello storytelling. Perché quello che i nostri occhi vedono da una finestra descrive il senso del vero viaggiatore. E quando abbiamo occhi per vedere e parole per raccontare quel viaggio diventa un’esperienza che merita sempre di essere raccontata.
Oggi apriamo la finestra di Leonardo Galerotti…
Ogni volta che mi affaccio dalla finestra di camera mia entro in un mondo nuovo, nel mio mondo. Per spiegare le molteplici emozioni che quel panorama riesce a suscitare in me, non sono sufficienti semplici parole. Credo che per captare l’essenza di un luogo non sia sufficiente rivolgere semplicemente lo sguardo all’esterno e descrivere tutti gli elementi presenti in quello spazio, bensì è necessario soffermarsi sull’essenza del luogo stesso, su cosa quest’ultimo riesce a suscitare in noi.
Lo scenario che riesco ad ammirare dalla mia finestra può essere comparato a un portale che ogni volta mi riporta indietro nel tempo, in una dimensione tutta mia. Come si può facilmente comprendere, la prossimità del mare è l’elemento che caratterizza maggiormente questo scenario, il quale si lega in maniera naturale con il verde degli alberi e delle colline circostanti. Ogni volta che mi affaccio da questa finestra non posso che soffermarmi su questi colori che danno vitalità ed energia alle mie giornate.
La fortuna di vivere in un’isola è proprio quella di poter immergersi a 360 gradi in tutti gli elementi naturali che rappresentano per chi li guarda molto più di un semplice “sfondo di un paesaggio”. Molto spesso ci accorgiamo dell’importanza delle cose solamente nel momento in cui le perdiamo e anche il rapporto tra me e il mare rientra in questa concezione. Spesso ho visto il mare come qualcosa di scontato, ma nel momento in cui mi sono allontanato da casa per tempi più lunghi ho notato che la sua assenza produceva in me un senso di malessere.
Proprio per entrare all’interno di questa sfera emotiva non dobbiamo solamente osservare il tutto da una visione distaccata, ma bisogna addentrarci con tutti noi stessi, lasciandoci cullare dal suono delle onde e dal vigore dei colori. Ciò che rende speciale questa scena non è tanto la bellezza dell’ambiente, ma la totalità del paesaggio stesso. La peculiarità che più contraddistingue la mia isola, l’Isola d’Elba, è la possibilità di effettuare al contempo molteplici esperienze. A differenza di altre isole, infatti, l’Elba non si identifica solamente come meta adatta al turismo balneare, ma presenta nella propria eterogeneità l’elemento di maggiore attrattiva per coloro che vogliono immergersi a 360 gradi nella natura e in tutte le sue peculiarità.