Nello scorso mese di agosto 7 studenti di Fondazione Campus sono stati selezionati dal Bulgari Hotel & Resorts Dubai per lavorare nello Spazio e nel Ristorante Niko Romito in occasione di Expo 2021, di scena proprio a Dubai dal 1 ottobre 2021 al 31 marzo 2022. Irene Rossetti, in vista dell’Open Day Corso di Laurea Triennale e Magistrale di Fondazione Campus, racconta a #IoSonoCampus la sua esperienza ancora in corso a Dubai.
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Qual è la tua routine?
In tutta sincerità non amo definirla routine, però direi che come gruppo abbiamo affrontato diverse fasi in questi mesi, ognuna delle quali ci ha permesso di vivere in un microcosmo di crescita.
Al principio abbiamo partecipato ad un orientation di varie settimane al Bulgari Hotels and Resorts (situato nell’esclusiva Jumeirah Bay Island), in cui vi è stata la possibilità di conoscersi meglio sia tra di noi che di interfacciarsi con i principali manager dei vari dipartimenti, i quali ci hanno accolto in maniera realmente calorosa facendoci sentire subito parte del brand. Dalla mattina al tardo pomeriggio la Ballroom dello Yacht Club (utilizzata anche per eventi come matrimoni o celebrazioni di vario genere) era il nostro punto di ritrovo. Ogni giornata era scandita da incontri interattivi svolti soprattutto con HR che spaziavano su vari argomenti ed interessanti spunti di riflessione, atti a farci entrare a tutto tondo dentro la mentalità aziendale.
La formazione è continuata “on stage”, ovvero attuando dei veri e propri role play tra di noi che permettessero di simulare un futuro scenario d’azione. Aspetto questo che è riuscito a coniugare divertimento ed acquisizione di competenze, il tutto accompagnato da educational legati alla spiegazione, studio ed assaggio dei piatti, vini, cocktail che saremmo poi andati a promuovere e vendere in EXPO, e che però da anni ormai fanno parte della cultura dello Chef e della cucina di Bulgari. Come ultimo step all’interno dell’hotel, siamo poi stati allocati per un breve periodo nei vari outlet F&B (Lobby lounge, Il Cafè, Il Ristorante e Yacht Club) per toccare con mano quanto fino a quel momento appreso. Qualche settimana prima delle aperture dei cancelli, finalmente era arrivato il momento tanto atteso di vedere EXPO, proprio in quei giorni in cui ancora parte del Padiglione doveva essere sistemato e rifinito. In breve tempo abbiamo infatti assistito e contribuito a rendere ciò che è oggi la ristorazione della nostra Italia, ad essere i protagonisti di una grande scommessa, o meglio ancora, a rendere possibile l’impossibile! Dall’inventario completo di ogni oggetto, allo scarico di scatoloni dai vari track, alla disposizione della sala e di tutti gli spazi, si è creata a dir poco una catena di montaggio capace di realizzare un’atmosfera fantastica chiamata, ormai, casa. Dal 1 Ottobre in avanti si sono presentate quotidianamente sorprese e sfide diverse che hanno reso, e stanno rendendo, ogni momento unico e fuori dall’ordinario. Alla fine vien da sé che una sorta di tran tran si crei quando si tende a ripetere frequentemente le stesse azioni; ad esempio il fatto che il gruppo, diviso in vari turni, prenda ogni giorno il bus andata e ritorno per raggiungere il posto di lavoro e che ad oggi abbia acquisito la sicurezza dei compiti che deve svolgere è un dato di fatto. Ma la capacità di tutti noi sta nel trovare una svolta ed un modo di approcciare questa routine in maniera originale e personale.
Difficoltà e sorprese?
Dunque, partendo dalle difficoltà…a parte quella di superare il 55 gradi di caldo soffocante ad Agosto…beh, diciamo che il contesto del Middle East è piuttosto “challenging” ed impegnativo. Oltre a quanto spiegato precedentemente, la clientela locale è molto particolare e sovente le esigenze da parte loro sono mal interpretate o percepite in maniera bizzarra.
Un’altra complessità che ho riscontrato è quella di far fronte al consistente ammontare di persone che circolano in un ambiente come EXPO. Chiaramente questo fattore pone l’accento sull’importanza della comunicazione e dell’autocontrollo: doversi interfacciare con ogni singola e puntigliosa richiesta, magari con clienti che non capiscono la lingua, che non sono pronti all’ascolto, o con cui risulta complicato far capire a pieno il nostro concept di cucina non è semplice. Si può dire infatti che difficoltà e sorprese vanno di pari passo quando ci si trova ad operare nel mondo del luxury, il quale richiede di mantenere sempre determinati standard impeccabili. Lavorare per Bulgari significa altresì adattarsi ad un elevatissimo numero di capitale umano che può risultare talvolta frustrante, soprattutto se non si ricopre un ruolo di management e se si viene da realtà precedenti intime. Dall’altra parte però insegna l’importanza di osservare con modestia e di apprendere con costanza una metodologia di lavoro di un certo tipo.
Soprattutto qua a Dubai, dove vi sono innumerevoli top brand dell’hospitality, ho notato che vengono proposte numerose posizioni lavorative che si differenziano per apparenti sottigliezze di capacità, che però son proprio quelle che rappresentano la chiave di successo per un funzionamento proficuo dell’“ingranaggio”.
Una grande sorpresa me l’ha poi regalata scoprire che l’F&B è molto più di quello che sembra; in maniera “villana” si può pensare di fatto che abbia a che fare con una divisione solo legata ai ruoli di sala e cucina, ma in effetti c’è uno sviluppo di carriera dietro molto affascinante, che abbraccia e intreccia aspetti eterogenei e complessi. Collegato a questo, se ci si aggiunge anche la leggerezza con cui affronto questo ruolo, non posso che ricredermi rispetto alle mie precedenti considerazioni, anche perché la maggior parte del tempo non mi devo sentire obbligata a sorridere, ma la mia felicità è sintomo di un’azione genuina. Una delle parole che durante il percorso di orientation ci ripetevano fino allo sfinimento era “Enjoy”, ed è ciò che continuo ripropormi nella testa ogni volta che si presenta un ostacolo nel mio percorso. EXPO è di per sé la cornice perfetta per quanto sopra, essendo un luogo che ti fa tornare bambina, ti fa riscoprire e ti fa fuoriuscire un’esuberanza a tratti necessaria. Proprio qua infatti, contro ogni previsione, sono riuscita a risvegliare il mio attaccamento verso la pallavolo, mio sport da anni. Attualmente faccio parte della squadra del padiglione Italia che si scontrerà a breve in un torneo contro altri padiglioni. Perché la bellezza, anche quella dello sport, unisce le persone.
Come ti ha supportato Fondazione Campus?
Fondazione Campus ha giocato un ruolo centrale sin dal principio in quanto mi ha affiancato, finché era di propria competenza, in ogni processo di scelta e partecipazione a questo considerevole cambiamento. E tuttora cerca di prendere parte al mio vissuto anche da remoto, interessandosi, facendo in qualche modo il tifo per me e tenendomi di conto come esempio per i prossimi studenti.
Perché infatti la vicinanza di qualsiasi università possa imprimere valore nel percorso di vita di ogni studente, dev’essere in grado secondo me di andare oltre agli anni di puro studio, dimostrandosi un aiuto costante nel tempo. Uno dei primi principi cardine con cui il Campus si presentò 3 anni fa fu, non a caso, proprio questo: cercare di creare un rapporto diretto che riuscisse a non fermarsi alle sole nozioni delle dispense, ma che diventasse un punto di riferimento e di supporto ulteriore. A volte mi fermo e penso sicuramente che tutto ciò che di positivo mi sta accadendo derivi dalle mie capacità e dai miei sacrifici, ma questi ultimi non sarebbero mai manifestati se fosse mancata la fonte da cui potermi abbeverare di conoscenze ed offerte così competitive all’interno del settore. Per questo sarò sempre riconoscente ai professori e ai professionisti che ho incontrato durante il mio iter universitario.
Ti reputi soddisfatta finora?
Vi ringrazio per avermi posto questa domanda, apparentemente banale ma che a mio parere racchiude tanta profondità. Dal mio canto infatti durante esperienze limitate nel tempo come questa, si tende a correre ed a cercare di vivere il più possibile per non perdersi neanche un istante. In questo modo però non è semplice concentrarsi su sé stessi, mentre io credo fortemente che sia necessario fermarsi un attimo e prendere piena consapevolezza di quello che sta succedendo intorno, con e attraverso noi stessi. Questo quesito è infatti la chiave: è ciò che io mi chiedo tutti i giorni prima di andare a lavoro e prima di addormentarmi dopo una lunga giornata. La risposta che mi do è che sì; mi reputo altamente gratificata e fortunata per tutto ciò che sto vivendo: prima di tutto per avere la possibilità di lavorare in un periodo ancora così difficile in gran parte del mondo ed in un ambiente così pieno di vita, e poi perché soprattutto percepisco un percorso di apprendimento e studio persistente che costituisce il perfetto connubio tra know-how e operation.
L’appagamento deriva poi dal fatto che sto conoscendo una nuova Irene con dei lati di me che forse non si sarebbero mai palesati se non mi fossi trovata in certe situazioni fuori dalla mia comfort zone. Mi sento piena di adrenalina e ho deciso di prendere questa nuova vita cercando di utilizzare il massimo del mio carisma; certo, momenti di up and down ci sono, ma quelli, come si suol dire, fanno parte del pacchetto e vanno allo stesso modo glorificati. Anzi, se non ci fossero i momenti bui forse ci sarebbe qualcosa di strano; magari alcuni durano per più tempo ed altri sono semplicemente fulminei, non bisogna permettere che ci tolgano le energie e che ci distraggano dagli obiettivi prefissati.
Hai stabilito relazioni importanti?
In generale Dubai è una realtà talmente grande in cui se da un lato ci si può sentire un puntino minuscolo ed insignificante, dall’altra emerge una certa facilità nell’approccio verso nuovi momenti di socialità. Quindi come poter mentire… certo che le ho stabilite! Sebbene mi reputi talvolta un’anima eremita, sono sempre stata una persona espansiva ed aperta a nuove conoscenze perché credo che le relazioni, a qualsiasi piano esse facciano riferimento, siano uno degli ingredienti più preziosi e più capaci di arricchire le esperienze di vita. Nel caso del nostro team, vivendo all’interno della medesima accomodation e fronteggiando gli stessi step quotidianamente, l’avvicinamento tra di noi è stato un processo naturale, tanto con alcuni si sono create vere e profonde amicizie che riescono a discernere dall’ambiente di lavoro. Col tempo si è quindi andato a rafforzare uno spirito di condivisione e di empatia tra e verso di noi; aspetto fondamentale che si esalta sia come impersonificazione di una famiglia che dà supporto nei momenti di difficoltà, sia come speranza di coltivare queste relazioni anche per un futuro che si espanda fuori da EXPO.
A proposito di quest’ultimo, emblema di una realtà cosmopolita per eccellenza, anche al suo interno è ineludibile che si creino dei rapporti speciali, ad esempio con i coetanei degli altri padiglioni o con i clienti e visitatori stessi, i quali danno il via ad una sorta di circolo di interconnessioni che si autoalimenta e che va ad impreziosire l’atmosfera circostante.
Cosa ti aspetti dal periodo che ancora ti manca?
Tendenzialmente è bene non avere troppe aspettative, ed infatti preferisco farmi sorprendere da ciò che ogni giornata è pronta a regalarmi, ma non nego che mi capiti spesso di viaggiare a lungo nell’ immaginazione. “Immaginare non significa inventare qualcosa; significa dare importanza alle cose, concentrarsi su di esse, con attenzione, per osservarle come se fosse la prima volta. E cosa facciamo quando diamo tutta la nostra concentrazione, attenzione, passione alle cose? Le amiamo.” Questo viene riportato su una piccola pagina di un’agenda del Padiglione Italia resa disponibile per coloro che assistono alle conferenze nell’auditorium e credo che sia un concetto ideale per rispondere a quanto sopra; per il momento infatti voglio continuare ad impegnarmi a pieno sul mio lavoro senza farmi troppo condizionare dalle ansie di quel che sarà. Indubbiamente sono curiosa di assistere alle operazioni di chiusura di questo enorme progetto, apprendendo tutto quello che questo ultimo periodo ha da darmi, mettendomi in mostra fino al “triplice fischio”, ampliando maggiormente le mie conoscenze e migliorando su alcune sottigliezze attitudinali.
Chiaro che uno sguardo già al futuro esiste ed è correlato ad una nuova posizione lavorativa che possa rappresentare un nuovo stimolo ed un nuovo trampolino di lancio per la mia carriera. Ma come coronamento di questo grande sogno ci sono anche altre ambizioni che vorrei portare avanti. Comunque sia, un aspetto che quasi pretendo da me stessa è trovare ed utilizzare il tempo libero a disposizione per vivermi quanto più possibile questa destinazione e per godermi gite fuori porta anche attraverso altri Emirati, visitando e sentendo questo territorio ancora più parte di me… magari imparando qualche parola in più in lingua araba! Infine, per quanto riguarda EXPO, mi auguro di finire di vedere tutti i padiglioni, ognuno con il relativo stampo sul passaporto appositamente creato per l’evento: impresa ardua ma che proverò a portare a termine!
Cosa ti lascerà l’esperienza e quali sono i tuoi programmi futuri?
Parlare già di cosa mi lascerà l’esperienza mi fa rendere conto di quanto tempo sia già trascorso e di quanto poco ne manchi al termine (e qua viene fuori il mio lato malinconico!). Sicuramente questi nove mesi mi lasceranno la consapevolezza e la facoltà di affrontare ulteriori esperienze che sorgeranno in maniera più matura, forte, proattiva e con ancora più sicurezza di me stessa di quanto potessi avere prima di partire. Oltre ad un’indipendenza personale, che di conseguenza porta ad una presa di coscienza dei miei limiti, e ad una voglia ancora più smisurata di scoprire il mondo.
Grazie a questo periodo si consoliderà un notevole bagaglio di professionalità sul quale però voglio continuare ad investire, un assaggio di che cosa sia la cultura del compromesso e della fatica e di cosa significhi affrontare la pressione di un ambiente lavorativo così composito.
Il finale di questo articolo rimarrà però aperto. Questo perché sui miei programmi futuri ho ancora ampi dubbi e diversi fattori da prendere in considerazione. Certo è che l’ospitalità è la calamita dalla quale non mi staccherò e per la quale continuerò a formarmi con dedizione ed umiltà. Concludendo posso senza dubbio asserire che esperienze come queste servono, vanno fatte, e mi sento di consigliarle vivamente a coloro che hanno il coraggio di osare, la tenacia e l’apertura mentale verso questo mondo, sicuramente esigente ed impegnativo, ma che ripaga nel profondo in una maniera incomparabile.