Il viaggio è una storia che esiste solo se la sappiamo raccontare. È questa la sfida della narrazione: avere occhi per guardare e parole per raccontare ciò che sta solo fuori dalla propria finestra di casa. Per questo, agli studenti che seguono l’insegnamento “Itinerari turistici e paesaggio come patrimonio culturale” del corso di laurea triennale in Scienze del Turismo tenuto da Enrica Lemmi, Direttrice dell’Accademia del Turismo di Fondazione Campus e professoressa ordinaria presso l’Università di Pisa, è stato chiesto di descrivere un viaggio aprendo semplicemente una finestra della loro casa. Per raccontare il paesaggio che si vede da quella finestra come se fosse una meta turistica e usando il linguaggio dello storytelling. Perché quello che i nostri occhi vedono da una finestra descrive il senso del vero viaggiatore. E quando abbiamo occhi per vedere e parole per raccontare quel viaggio diventa un’esperienza che merita sempre di essere raccontata.
Gli itinerari che si definiscono, allora, agli occhi degli studenti fuori dalla propria finestra risentono, certo, dei loro studi ma anche del loro senso di comunità e delle loro idee di come si possa fare turismo. Come racconta Benedetta Maremmani: “Tra gli alberi presenti nelle colline si celano numerosi sentieri che potrebbero trasformare il mio paesino in una destinazione turistica, ideale per coloro che amano fare lunghe passeggiate. La vegetazione nasconde una piccola casa abbandonata che con qualche opera di ristrutturazione potrebbe trasformarsi in un luogo, gestito dagli abitanti, che diventerebbe un punto di ritrovo dove si conoscono persone nuove, le diverse culture si intrecciano, ci si rilassa dopo un’intensa salita e si assaggiano piatti e prodotti tipici del luogo come l’olio, presenti in abbondanza sul territorio”. E Silvia Cristofani: “Un museo porterebbe anche alla conoscenza della popolazione locale questa struttura che resta molto spesso sconosciuta perché nascosta dalle alte mura che la circondano. Un’occasione che potrebbe diventare un’interessante aggiunta turistica alla città di Pescia per attrarre visitatori ed investire nel settore turistico”.
Un altro percorso molto seguito dagli studenti è quello delle tematiche connesse alla natura. Gianmarco Beccaria, per esempio: “La notte porta una sensazione di natura allo stato puro: grilli, lucciole, uccelli (che spesso fanno capolino dal davanzale o addirittura dalle grate dell’inferriata), gatti, a volte qualche cinghiale in cerca di cibo, si sente il mare quando è molto mosso e poi il cielo, quando è sereno si riempie di migliaia di stelle… un posto a suo modo magico”. Mentre Zichen Zhang: “Così ho voluto imparare dall’albero, imparare dalla sua calma, dalla sua forza e dal suo spirito a non arrendersi di fronte alle difficoltà. Non so quando questi due alberi di fronte alla mia stanza finiranno il loro viaggio, ma per ora sono ancora lì e questo è sufficiente”.
A volte, sono invece le stagioni che finiscono nell’itinerario di viaggio fuori dalla finestra degli studenti. Racconta Gaia Paolini: “Capita, specialmente durante l’estate, di sentire ragazzi che in sella ai loro scooter diretti verso spiagge o vita notturna cantano e ridono a squarcia gola mentre il caldo e l’ebrezza della loro amicizia li sfiora. Capita di vedere chi con i finestrini abbassati e il vento tra i capelli insegue la libertà della gioventù e chi invece corre perché è sempre in ritardo e deve andare a lavorare. Capita di sentire barattoli che rimbalzano sull’asfalto con i clacson degli amici degli sposi che festeggiano; di vedere chi corre, chi va in bici e chi si fa asciugare i capelli salati dal vento”. A Federica Ghilardi: “Ogni stagione che si sussegue fuori da questo piccolo scorcio di casa regala uno scenario diverso: durante la stagione estiva il paesaggio si tinge del profumo del tiglio e l’aria, leggermente fresca che entra, porta con sé anche il cinguettare degli uccellini e il rumore di macchine e motorini che si dirigono verso il mare”.
E, attraversate le stagioni, il viaggio dalla finestra riporta, come tutti i viaggi, sempre a casa. Così Martina Orazzini “Questa finestra mi ha accompagnato per molti anni e tutt’ora mi accompagna giorno dopo giorno, ma ad oggi posso finalmente dire di non considerarla più un muro divisorio tra ciò che avevo e ciò che volevo, ma bensì la considero solo per quello che realmente è ovvero un buco nella parete”. E Tamara Paci: “Cerco di immaginarmi scenari diversi dal paesaggio che vedo, però la mente mi riporta sempre lì, sul bordo della mia finestra, in mezzo alla serenità di Ponzano ad ascoltare il verso di tutti gli animali che si trovano nel bosco”. E, infine, Melissa Marianelli: “È possibile che agli occhi degli altri quello che vedo dalla mia finestra non sia niente di bello o entusiasmante, ma per me è tutto. Quel paesaggio sono io e la mia storia, io e il mio futuro. Quel piccolo, piccolissimo pezzo di mondo è tutto quello che mi è stato vicino quando nessun altro era presente, per sollevarmi, per farmi emozionare e per regalarmi serenità in momenti di caos. Gli sarò sempre grata di non avermi mai lasciata né giudicata e so che tutte quelle volte che sarò lontana da casa, lui aspetterà il mio ritorno a braccia aperte”.