È notizia di attualità di questi ultimi giorni: l’ecosistema delle imprese ricettive e della ristorazione ha bisogno di rimpiazzare almeno parte delle 300mila figure lavorative attualmente non disponibili. “Se ciò non dovesse venire realizzato, il settore non sarà in grado di soddisfare la domanda prevista per la stagione estiva, mettendo a rischio circa 6,5 miliardi di euro di consumi. A danno non solo di hotel, ristoranti e bar ma anche dei negozi”. È quanto afferma Assoturismo Confesercenti sottolineando che un simile scenario avrebbe conseguenze per tutta l’economia: si perderebbero infatti anche 3,2 miliardi di investimenti delle imprese del comparto e 7,1 miliardi di euro di Pil.
Sul tema è intervenuto anche il Ministro del Turismo Massimo Garavaglia incontrando i rappresentanti della stampa estera: “La mancanza di personale per le imprese turistiche è un grave problema. Nell’immediato la soluzione è il decreto flussi, con il personale che riempie i buchi. Ma poi va fatto un ragionamento di prospettiva che riguarda la formazione”. Ecco, appunto, la formazione. Un tema, sollevato dall’emergenza estiva, ma sempre e comunque di stringente attualità in un Paese come l’Italia che di turismo vive, come ricorda anche Coldiretti nella sua ultima rilevazione sulla base dei dati Bankitalia: solo nei primi due mesi dell’anno si registra un aumento del 166% degli arrivi di stranieri (2,532 milioni di viaggiatori) per una spesa di 3,146 miliardi di euro (+300% sull’anno scorso).
Di formazione #IoSonoCampus ha parlato con Francesco Tapinassi, da maggio 2021 direttore di Toscana Promozione Turistica, da giugno 2018 direttore scientifico della BTO Buy Tourism Online e già dirigente al turismo e commercio della Regione Toscana, oltre che al Ministero dei Beni Culturali e del Turismo.
La formazione in ambito turistico: quali figure professionali e quali competenze sviluppare per il prossimo futuro?
Ritengo molto importante formare figure di “destination manager” Competenze trasversali legate al management delle destinazioni, in grado di accompagnare i territori a generare progetti chiari e misurabili nello sviluppo della loro offerta turistica. Inoltre, molto ricercati sono e saranno gli analisti dati, figure che permettano di rafforzare gli osservatori turistici consentendo alla governance pubblica di arrivare a scelte consapevoli.
Cosa consiglia a uno studente che inizia un percorso di formazione turistica?
Di dedicare un po’ di tempo a utilizzare gli enormi giacimenti di conoscenza che arrivano dalla rete: studi, ricerche, analisi, trend. Tutto materiale disponibile gratuitamente online e in grado di dare il senso del continuo cambiamento e dell’innovazione del settore.
Il turismo potrebbe essere una delle leve strategiche del PNRR, ma, come ha dichiarato ancora il Ministro Garavaglia: “Sui 200 miliardi circa del Piano al settore vanno 1,4 miliardi. Su questo bisognerebbe fare una riflessione: se tutti diciamo che il turismo è fondamentale per l’Italia, bisogna crederci e anche metterci le risorse”. Anche in quest’ottica diventa sempre più centrale il rapporto tra formazione e imprenditorialità. Come questo sia possibile, #IoSonoCampus lo ha chiesto ancora a Francesco Tapinassi.
Formazione turistica e imprenditorialità di settore: come sviluppare questo canale di contatto e trasformazione?
È determinante una sempre maggiore connessione tra le reali necessità delle imprese e la formazione universitaria. Per esempio, una buona conoscenza dei software più diffusi nella gestione alberghiera permette di capire molto meglio quali sono i processi organizzativi realmente applicati delle imprese. Esplorare i meccanismi gestionali e finanziari di un’azienda della ricettività consente di approfondire le opzioni e il bilanciamento tra settori e reparti, mettendo lo studente di fronte alle possibili interazioni con l’offerta di lavoro che troverà appena completato il proprio corso di studio. Lo sforzo, dunque, è quello di avere molte testimonianze di operatori nei corsi universitari e di permettere stage e test direttamente in azienda.