Federico Massimo Ceschin, già ospite di un interessante webinar del Campus dedicato a turismo e sostenibilità, racconta su Italia Circolare il significato più profondo del #WorldWaterDay2021. Perché l’acqua è ricchezza, salute, benessere. Quando c’è. Miseria, malattia, negazione dei diritti universali dell’uomo quando manca. E noi, i fortunati che ce l’hanno, la sprechiamo e spesso non chiudiamo nemmeno il rubinetto della nostra mancanza di rispetto.
Abbiamo deciso di condividere e pubblicare questo articolo anche sul nostro blog.
Da leggere per sapere.
Buona lettura.
Le Nazioni Unite definiscono la sicurezza idrica come: “La capacità di una popolazione di salvaguardare un accesso sostenibile a quantità adeguate di acqua di qualità accettabile per garantire i mezzi di sussistenza, il benessere umano, per lo sviluppo socioeconomico e per la conservazione degli ecosistemi in un clima di pace e di stabilità politica”.
La sicurezza idrica è correlata a tre sfide epocali: scarsità, inquinamento e disastri naturali (alluvioni, inondazioni, tsunami, tornado, cicloni, ecc.) intimamente connessi ai cambiamenti climatici. Soffermandoci soltanto sulla scarsità, le previsioni indicano che un’ampia quota della popolazione mondiale – fino a due terzi! – sarà colpita nei prossimi decenni: la correlazione tra il previsto aumento del fabbisogno idrico e i valori critici delle risorse di acqua dolce rinnovabile indica la necessità di un coordinamento tra politiche globali, regionali e a livello nazionale e di siti per proteggere l’acqua.
Un aiuto potrebbe giungere dalla ricerca biomolecolare e genetica, ma ciò richiede di garantire maggiori investimenti in questi settori, in questo tempo già colpito da altre emergenze.
E in Italia?
Quando l’ISTAT ha pubblicato i dati sul consumo dell’acqua relativi al triennio 2015-2018 ha denunciato che l’Italia si colloca al primo posto in Europa per prelievi di acqua potabile (con 428 litri per abitante ogni giorno) e un dato seriamente allarmante: la dispersione raggiunge il 48% a causa di anomalie presenti nelle reti idriche!
Chi ci legge potrà pensare che il problema sia di portata tale da sentirsi probabilmente impotente di fronte a una simile situazione di degrado strutturale. Ma è necessario concentrarsi sull’altro lato del dato: non appaiono infatti meno preoccupanti i 220 litri che ogni italiano consuma in media ogni giorno. Una quantità enorme, se si pensa che molte persone faticano a bere i 2 litri di acqua al giorno consigliati per conservare salute e benessere fisico.
Un simile livello di consumo per abitante nasconde un ulteriore enorme spreco, a cui molti di noi concorrono, spesso inconsapevolmente, abituati a comportamenti tanto consolidati quanto sbagliati.
Ma io non consumo 220 litri…
Proprio sicuro? Forse converrebbe assumere la consapevolezza che, quando beviamo un bicchiere di vino consumiamo anche 120 litri d’acqua, quando mangiamo un uovo utilizziamo 200 litri e che – per un solo chilogrammo di pasta – si rendono necessari 1.924 litri d’acqua. Desideri un hamburger? Sappi che costerà 2.400 litri d’acqua.
Si chiama impronta idrica (water footprint) e consente di calcolare il volume totale di risorse idriche necessarie a produrre beni e servizi, comprendente l’intera catena di produzione. È quindi interessante conoscere il fabbisogno idrico specifico dei differenti beni di consumo, soprattutto per le merci che sono a elevata intensità idrica, come prodotti alimentari e bevande: un’informazione rilevante non solo per i consumatori, ma anche per i produttori, i trasformatori, distributori, commercianti e altre imprese che svolgono un ruolo centrale nella fornitura di tali prodotti al consumatore.
Non siamo ancora del tutto consapevoli di quanta acqua “invisibile” si nasconde in quello che mangiamo. Ma per avere un’idea si consideri che l’impronta idrica globale, ovvero il totale di acqua che è stata utilizzata in tutte le fasi di produzione di un bene, ammonta a 7.452 miliardi di metri cubi di acqua dolce l’anno, pari a 1.243 metri cubi pro-capite, ossia più del doppio della portata annuale del fiume Mississippi.
Anche le piccole azioni quotidiane possono cambiare il mondo
Nella Giornata mondiale dell’acqua è naturale invitare tutti e ciascuno a porre sempre maggiore attenzione alle azioni feriali e quotidiane, che compiamo di routine, come ad esempio chiudere il rubinetto dell’acqua mentre ci laviamo i denti o pulire frutta e verdura utilizzando una bacinella: in rete si trovano già numerose fonti informative sulle azioni virtuose da adottare.
Senza dimenticare un altro dato riportato dall’Istat: ben 7 famiglie su 10 comprano l’acqua minerale in bottiglia (ma questo sposterebbe l’attenzione sull’utilizzo della plastica e del vetro, dei costi di produzione, della sostenibilità dei trasporti e altri aspetti sensibili per la sostenibilità e per la progressiva necessaria transizione all’economia circolare).
Ognuno di noi – nel suo piccolo – deve iniziare ad agire per il proprio bene, quello dei propri cari e quello comune, senza dimenticare le generazioni future. L’importanza dell’acqua e della sua disponibilità è un tema che viene affrontato in tutto il mondo, soprattutto quando si parla di sostenibilità a lungo termine: si pensi che l’ONU ha inserito 2 voci dedicate all’importanza della disponibilità e della conservazione dell’acqua nei suoi 17 obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals – SDGs):
Obiettivo 6: “Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico sanitarie” (evidenzia l’importanza dell’acqua come bene vitale).
Obiettivo 14: “Conservare e utilizzare in modo sostenibile gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile” (sottolinea il bisogno di mantenere le riserve idriche per una sostenibilità a lungo termine).
Se queste sfide e il loro impatto sul futuro del Pianeta possono apparire ingovernabili, tutti siamo chiamati a prendere atto che non possiamo proprio più permetterci di sprecare e disperdere l’acqua.
A livello produttivo, siamo chiamati a strategie di gestione dell’acqua efficienti, attraverso innovativi modelli di coltura, dei sistemi di irrigazione e degli schemi di irrigazione, che potranno servire come strumenti di supporto decisionale per sviluppare scenari strategici di agricoltura sostenibile.
Dai dati Istat emerge anche una speranza, perché se 220 litri a testa al giorno consumati nel 2018 sono certamente ancora troppi, va detto che sono meno dei 245 litri evidenziati nei dati riferiti al 2017: in un solo anno siamo migliorati tantissimo, risparmiando decine di milioni di litri di acqua! Avanti così…
Federico Massimo Ceschin è segretario generale di “Cammini d’Europa”, Presidente nazionale di SIMTUR – Società Italiana professionisti mobilità dolce e turismo sostenibile, coordinatore della rete nazionale dei “Parchi Culturali Ecclesiali” della Conferenza Episcopale Italiana e curatore del Meeting internazionale All Routes Lead to Rome.