I #Mestieridelturismo sono una nuova serie di interventi sul mondo del lavoro che #IoSonoCampus propone per raccontare esperienze di crescita e prospettive possibili. Oggi, una giovane Sales and Events Executive, Chiara Brondi.
Cosa ti ha portato a essere quello che sei adesso?
Ho fatto il percorso di studi completo in Fondazione Campus: sia la triennale che la magistrale. Mi sono poi ritrovata a concludere gli esami con l’ultimo appello estivo di metà di luglio. Il Professor D’Amato, che avevo già avuto per la triennale, mi ha seguito anche per la magistrale e, insomma, ero messa abbastanza bene anche con la tesi e per questo sicuramente devo molto anche a lui. Visto che non mi sarei comunque potuta laureare prima di ottobre e avevo davanti qualche mese, non so bene cosa mi sia preso ma, invece che passare le vacanze tra mare e tesi, sono partita per Londra. Senza neanche avere un obiettivo definito. A Londra avevo già fatto lo stage di 3 mesi e mezzo per la triennale e, quindi, conoscevo già la città. All’inizio ho fatto un po’ la turista, ho scritto la tesi, poi ho cominciato con qualche colloquio, anche assurdo. E, infine, ho scoperto una realtà di cui mi sono follemente innamorata, un tour operator, o meglio una DMC un po’ inusuale con base a Londra, a Covent Garden, specializzata però sull’Italia. Quindi, ho cominciato con uno stage di un mese e mezzo che per me era l’ideale a Italian Journeys, che fa parte di un colosso del settore come Protravel International. Al termine dello stage è scattata subito una richiesta di assunzione e, per farla breve, mi sono trovata con un contratto già firmato quando dovevo ancora laurearmi. Così, sono tornata a Lucca, ho fatto la tesi, ho preso due settimane di stop e sono tornata a Londra. Ci sono rimasta per quasi 5 anni. Quindi, per rispondere in modo diretto alla domanda cosa mi ha portato a quello che sono la risposta è: Londra.
Cosa ti ha lasciato questa esperienza?
Sono cresciuta tantissimo, sono partita come stagista e ho concluso dopo quasi 5 anni come manager di Liguria Journeys: ho avviato un progetto in autonomia, con un mio team, sviluppando una bellissima carriera in un contesto magnifico. Insomma, è stata un’esperienza fantastica che resterà sempre con me. Tornare in Italia, a questo punto è stato molto semplice: avevo già una carriera avviata, un mestiere e una competenza in mano. Il passaggio è stato determinato, poi, da un’offerta molto valida di lavoro a Portofino dove lavoro attualmente. Oltre alla voglia di tornare nella mia Liguria.
E di cosa ti occupi, ora, a La Portofinese?
Gestisco a livello manageriale il personale e tutte le varie sfumature che si porta dietro questo progetto di riqualificazione ambientale che nasce circa 15 anni fa per rigenerare i terreni abbandonati nel monte di Portofino. Nasce prima l’azienda agricola La Portofinese e poi tutto quello che c’è adesso, quindi le esperienze per una clientela molto elevata come la degustazione dei prodotti in vigna e le scuole di cucina. Siamo nel cuore del Parco di Portofino e questo ci ha portato negli anni ad avviare un progetto in grado proprio di connettere la produzione con le esperienze. Nel mio lavoro ho a che fare col cliente diretto, con le agenzie, con gli hotel, poi mi occupo delle fiere e di mille altre cose. Come azienda, abbiamo anche la gestione del faro di Portofino dove organizziamo eventi privati come piccoli matrimoni e una location in piazzetta. Il lavoro è tantissimo e molto vario e questo è il suo punto forte.
Cosa serve per crescere nel lavoro, ma non solo, secondo la tua esperienza?
Essere “sgamati” nella vita, ovvero cercare sempre nuove opportunità avendo più possibile a che fare con professionalità diverse. A Londra ho sempre cercato di imparare in ogni settore, prendendo il più possibile da chi mi stava attorno e da chiunque incontravo.
Tra 10 anni dove ti vedi?
Non lo so e non lo voglio sapere. Ora sono felicissima dove sono e mi auguro di continuare questo progetto che sta andando molto bene. L’ho visto crescere ed è un po’ la mia piccola creatura così spero di crescere assieme a lui. Se tra 10 anni sarò qui e sempre felice va benissimo. Se ci sarà un’altra occasione, perché la vita è imprevedibile, mi auguro di restare sempre in questo settore e di continuare a crescere.