Il 9 e 10 marzo prossimi appuntamento con la terza edizione di Career Day. Destinazione lavoro, l’occasione di incontro tra mondo delle imprese e studenti/laureati/giovani in cerca di un’occupazione nel settore del Turismo. Proposto in una due giorni che si terrà on line, il programma prevede anche una serie di seminari formativi sulla preparazione del curriculum vitae, la gestione della propria immagine professionale e l’utilizzo strategico delle competenze trasversali, che sono aperti a tutti gli interessati.
Ne parliamo con Simone Bigongiari, responsabile Career Service di Fondazione Campus, che ci illustra scopi e finalità dell’iniziativa.
Il Career Day della Fondazione Campus: un appuntamento fisso di orientamento professionale, che quest’anno si sposta on-line e si articola su due giorni, quali sono le novità?
Siamo alla terza edizione del Career Day e per la prima volta la formula cambia. Ma cambiano anche le finalità per la quale lo abbiamo organizzato. Il Turismo, come settore, ha di fronte a sé cambiamenti epocali che prenderanno il via non appena la situazione pandemica si assesterà o terminerà. La sfida per i futuri professionisti sarà quella di formarsi continuamente su vari ambiti e discipline. La nuova edizione del Career Day parte da questo presupposto: un orientamento professionale più che di matching tra aziende e studenti. Questo criterio è alla base della nostra scelta: è per questo che nonostante tutto abbiamo deciso di portare avanti il progetto dopo uno stop dello scorso anno dovuto alle restrizioni del lockdown. La formula prevede una prima giornata di formazione su tematiche utili per la ricerca lavoro. Durante la seconda giornata dieci aziende selezionate tra i nostri partner presenteranno le loro attività e ciò permetterà un confronto con i partecipanti.
Durante l’anno accademico come si svolge l’attività del Career Service?
La nostra attività durante l’anno è quello di supportare lo studente nel suo ingresso nel mondo del lavoro. Lo facciamo con un’importante attenzione all’orientamento professionale. Dall’anno scorso abbiamo creato un percorso formativo per gli studenti volti a migliorare e affinare le competenze trasversali più richieste nel mondo professionale. Inoltre organizziamo gli stage di tutti gli studenti dell’Accademia del Turismo, siano essi stage universitari o professionalizzanti. Cerchiamo inoltre di dare loro un supporto per il job placement. Ciò avviene grazie al nostro continuo dialogo con oltre 700 aziende partner in ambito turistico.
Il senso e il valore dell’incontro e del confronto degli studenti con le aziende turistiche, soprattutto in un momento come questo, alle prese con le molte criticità legate alla pandemia.
Vuol dire toccare con mano le problematiche, le opportunità e fare esperienza, anche se a distanza, in un modo diverso dallo stage, con quello che sono gli atteggiamenti perseguiti dall’azienda per rispondere al cambiamento in atto. In un momento in cui molte porte sono chiuse, vogliamo dare la possibilità a tutti gli studenti almeno di affacciarsi alla finestra per capire come si stanno organizzando all’interno. Tutto questo affinché siano in grado di entrare, con la giusta chiave, nel momento più propizio, appena la situazione lo permetterà.
Come sta cambiando il mercato del lavoro nella prospettiva del turismo post Covid e quali figure professionali saranno più richieste?
Il turismo si pone di fronte a una certezza: il “si è sempre fatto così” è morto e sepolto a beneficio di un approccio veramente innovativo, in cui si rimettono in discussione modelli di business, segmenti del mercato e pubblici di riferimento. Occorre quindi avere professionisti in grado di dimostrare una competenza multidisciplinare che sappiano reimmaginare il settore intero. Inoltre la possibilità di muoversi in contesti complessi sarà una delle competenze più richieste perché permette di comprendere che tutto il settore deve fondarsi sul fare rete e ciò che impatta in una singola azienda, può essere rilevante per l’intero territorio. Dobbiamo essere in grado di gestire in primis il nostro lavoro e saper rispondere ai mutamenti legati al business e alle vision aziendali.
Seminari su curriculum vitae, abbigliamento, presentazione di sé e contaminazione di competenze: la comunicazione di se stessi diventa sempre più centrale al tempo dei social network.
Sì, ma amplierei l’argomento dicendo che, visto che ci sono i social network, avere consapevolezza della propria identità è ancora più rilevante per la ricerca del lavoro e per se stessi. Come fai a trovare il lavoro “migliore” per te, se non sai chi sei e che cosa vuoi. Infatti la disoccupazione aumenta, le crisi professionali diventano talvolta crisi personali, un commento sbagliato su un social network può rovinare una reputazione costruita negli anni. E i social possono aiutarci anche in questo senso, dando ampio respiro alla nostra immagine e favorire una buona reputazione, ma serve conoscersi e conoscerli, perché i rischi sono molti.
Da settembre 2020 Lucca è una della Learning City Unesco per il suo essere esempio di apprendimento permanente e diffuso. Il programma del 9 marzo, con i seminari gratuiti e aperti a tutti coloro che sono interessati, declina questa ampia vocazione formativa?
Assolutamente sì. Anche cercare un lavoro è un lavoro, che richiede impegno, competenze e consapevolezza. Credo che dovremo uscire dalla logica che è possibile ottenere ciò che vogliamo con il minimo impegno. Dobbiamo tendere a raggiungere la versione migliore di noi stessi in tutti i campi e la formazione ci aiuta in questo senso. Come dicono i nostri amici anglosassoni, il lifelong learning (lo studiare tutta la vita) è un approccio che dovremmo tutti perseguire e soprattutto valorizzare.
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