Sotto l’azzurro fitto/del cielo qualche uccello di mare se ne va;
né sosta mai: perché tutte le immagini portano scritto: «più in là»”
Il più in là cantato da Eugenio Montale è un’attitudine al viaggio che si alimenta di esperienze, racconti, narrazioni. Anche se la nostra meta è il paesaggio che abbiamo tutti i giorni davanti agli occhi. Perché, come scriveva Italo Calvino, “Anche quando pare di poche spanne, un viaggio può restare senza ritorno.”
Perché il viaggio non è distanza, ma bellezza, comunità, sostenibilità, occhi per guardare, parole per raccontarlo.
Il viaggio è una storia che esiste solo se la sappiamo raccontare.
Per questo abbiamo chiesto agli studenti che seguono l’insegnamento “Itinerari turistici e paesaggio come patrimonio culturale” del corso di laurea triennale in Scienze del Turismo tenuto da Enrica Lemmi, Direttrice dell’Accademia del Turismo di Fondazione Campus e professoressa ordinaria presso l’Università di Pisa, di descrivere e raccontare un viaggio aprendo semplicemente una finestra della loro casa. E abbiamo chiesto loro di descrivere il paesaggio che si vede da quella finestra come se fosse una meta turistica usando il linguaggio dello storytelling. Perché quello che i nostri occhi vedono da una finestra descrive il senso del vero viaggiatore. E quando abbiamo occhi per vedere e parole per raccontare quel viaggio diventa un’esperienza che merita sempre di essere raccontata.
Oggi apriamo la finestra di Giorgia Balletti…
Quello che vedete fuori da questa finestra vi potrà sembrare un semplice paesaggio di campagna, ma per me rappresenta una parte importante del cambiamento che la mia vita ha subito negli ultimi mesi. Al posto di un muro insignificante, adesso quando apro le tapparelle la mattina, mi aspetta una vista da togliere il fiato. Questo è quello che vedo dalla mia nuova camera della foresteria del Campus, dove mi sono trasferita qualche mese fa per frequentare l’università.
Vedere il sole che nasce da quelle montagne in lontananza mi dà la carica giusta per iniziare la giornata. Tiro un sospiro di sollievo perché so che sarà un giorno diverso rispetto a quando passavo il tempo a fissare lo stesso muro fuori dalla finestra di casa mia mentre facevo lezione a distanza a causa della pandemia. Ogni giorno ho la fortuna di vedere un paesaggio sempre nuovo, con colori e luci diversi che lo avvolgono, mentre la natura predomina tutto il resto. Questa stradina sterrata di campagna mi ricorda il percorso che stiamo intraprendendo verso un futuro incerto, ma con una grande voglia di cambiare le cose.
Trovo una somiglianza tra i cambiamenti di questo paesaggio e quello che provo in questo periodo. Questa vista mi ricorda tutti i giorni come la mia vita stia andando avanti, ma anche come dovrà cambiare per tutti noi dopo gli ultimi due anni di limitazioni.
Studiando turismo penso a come questo paesaggio possa essere vissuto in modo responsabile. In un contesto come questo, non è difficile immaginare un gruppo di persone che fanno trekking, una passeggiata a cavallo o una gita immersa nella natura incontaminata. Passare una bella giornata in compagnia respirando aria buona senza la preoccupazione di indossare una mascherina. Molte volte di notte ho pensato a quanto deve essere bello prendere un semplice telo, stenderlo in mezzo a quel prato e guardare le stelle nel pieno buio della campagna. Nei mesi autunnali, durante una semplice passeggiata puoi ammirare morbide colline dipinte di giallo, verde e rosso. Nelle giornate più umide, la nebbia si diffonde ovunque e lascia un senso di malinconia.
Al di là delle sensazioni che ci fa provare, l’unica certezza è che domani ci troveremo davanti a un paesaggio completamente diverso e i nostri occhi non potranno fare a meno di cogliere ogni singolo dettaglio. Spesso non ci rendiamo conto che affacciandoci semplicemente da una finestra possiamo entrare in contatto con una dimensione completamente diversa da cui prendere ispirazione.