“Sotto l’azzurro fitto/del cielo qualche uccello di mare se ne va;
né sosta mai: perché tutte le immagini portano scritto: «più in là»”
Il più in là cantato da Eugenio Montale è un’attitudine al viaggio che si alimenta di esperienze, racconti, narrazioni. Anche se la nostra meta è il paesaggio che abbiamo tutti i giorni davanti agli occhi. Perché, come scriveva Italo Calvino, “Anche quando pare di poche spanne, un viaggio può restare senza ritorno.”
Perché il viaggio non è distanza, ma bellezza, comunità, sostenibilità, occhi per guardare, parole per raccontarlo.
Il viaggio è una storia che esiste solo se la sappiamo raccontare.
Per questo abbiamo chiesto agli studenti che seguono l’insegnamento “Itinerari turistici e paesaggio come patrimonio culturale” del corso di laurea triennale in Scienze del Turismo tenuto da Enrica Lemmi, Direttrice dell’Accademia del Turismo di Fondazione Campus e professoressa ordinaria presso l’Università di Pisa, di descrivere e raccontare un viaggio aprendo semplicemente una finestra della loro casa. E abbiamo chiesto loro di descrivere il paesaggio che si vede da quella finestra come se fosse una meta turistica usando il linguaggio dello storytelling. Perché quello che i nostri occhi vedono da una finestra descrive il senso del vero viaggiatore. E quando abbiamo occhi per vedere e parole per raccontare quel viaggio diventa un’esperienza che merita sempre di essere raccontata.
Oggi apriamo la finestra di Zichen Zhang…
Quattro mesi fa mi sono trasferito in questo appartamento. La finestra affaccia sulla porta d’ingresso ed è rivolta a est. Ogni mattina, quando il sole sorge, cade sempre nella stanza. Ci sono due grandi alberi alti e, ora che è arrivato l’inverno, le foglie cadute coprono il prato. Non ci sono molte persone sulla strada, ma le auto sfrecciano sempre. Più a destra, nel prato, ci sono sentieri fatti artificialmente, intervallati da un verde anche lui artificiale come i due grandi alberi, le cui foglie ingialliscono e cadono gradualmente. In lontananza, un’alta montagna, il cui verde viene sostituito lentamente da un colore dorato.
Continuo a guardare i due grandi alberi di fronte a me. Appena quattro mesi fa il prato era rigoglioso e verde, ora le foglie che ingialliscono e cadono daranno agli alberi nutrienti che, poi li alimenteranno e aiuteranno a crescere nuove foglie. Ogni volta che questo accade, l’albero diventa più alto e più spesso fino alla fine del suo “viaggio di vita”. Anche se un albero vive molto più a lungo di un essere umano, deve sopportare più difficoltà, il vento e la pioggia , ma “non gli importa” e continua a crescere tenacemente.
La vita è un viaggio, per me e per l’albero. Lui, anche se non può andare dove vuole, certamente “incontrerà” molti animali e “sperimenterà molte cose” durante la sua “vita”. “Ma non importa cosa “sperimenta”, continuerà a provare a vivere. Per me, anche se posso andare dove voglio senza restrizioni, non posso garantire che sarò ottimista dopo tutte le cose che ho vissuto. Non posso essere “calmo” e “forte” come il grande albero, e non posso stare calmo dopo la “pioggia forte”. Così ho voluto imparare dall’albero, imparare dalla sua “calma”, dalla sua “forza” e dal suo spirito a non arrendersi di fronte alle difficoltà. Non so quando questi due alberi di fronte alla mia stanza finiranno il loro viaggio, ma per ora sono ancora lì e questo è sufficiente.
Dietro gli alberi c’è un sentiero e oltre il sentiero c’è un cortile. Vedo spesso la signora nel cortile che porta a spasso il suo cane, sempre con un sorriso sulla faccia. Dall’esterno, sembra essere di mezza età, ma i suoi capelli blu tinti mostrano che è ancora giovane nella mente. Quando il proprietario non è in casa, il cane si siede alla porta e guarda fuori. È un labrador giallo, deve essere già adulto. Ne avverto il forte desiderio a uscire, anche se è molto lontano. Quando apro la finestra, è sempre attratto dal rumore e mi guarda come se potessi portarlo fuori. Anche il suo viaggio nella vita da cane dovrà finire nei prossimi dieci o venti anni circa, la sua vita non è lunga rispetto a quella di un umano ma non ha le sue preoccupazioni. Non ha bisogno di essere triste per gli esami falliti, non ha bisogno di preoccuparsi di trovare un lavoro, e non ha bisogno di capire come educare i figli. Per noi, la strada del viaggio della vita è piena di così tante difficoltà, così tante cose che hanno bisogno della nostra attenzione, così tante cose che dobbiamo risolvere, che sembrano non finire mai.
Il mondo di un cane è forse molto più semplice. Fa quello che vuole fare, gioca quando si annoia, riposa quando è stanco, beve quando ha sete, chiede il cibo ai padroni quando ha fame, non si obbliga mai a fare quello che non vuole fare. Per me, al momento, la sua mentalità è qualcosa da cui dovrei imparare risolvendo le difficoltà quando le incontro, e rinunciando se non riesco a risolverle. Quando si vuole studiare, si studia, e se si è stanchi di studiare, si riposa. Detto in breve, occorre fare di più quello che si vuole fare.